Contenuti per adulti
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Ogni volta che un uomo
alza lo sguardo
e si domanda:
“perché esisto?”,
sta già andando oltre
l’istinto di sopravvivere.
Chi cerca Dio —
perfino chi lo nega,
chi lo combatte —
compie un gesto
profondamente umano.
Perché chi si interroga
non vive in superficie:
scava,
sente,
rischia.
Forse la domanda vera
non è se Dio esiste,
ma perché
l’uomo
non smette mai di chiederlo.
Già questo
è un indizio.
Se la vita fosse solo
un incidente del cosmo,
un cieco gioco
di atomi e probabilità,
la coscienza
non avrebbe nulla da chiedere.
E invece
domanda.
Sempre.
Anche nel dolore,
nella ribellione,
nel buio della fede che si spegne.
Quella nostalgia che portiamo dentro,
quella fame di senso
che nessuna conquista sa colmare,
non è debolezza.
È una traccia.
È una firma.
La logica
non basta
a dimostrare,
né a negare Dio.
Ma l’esistenza —
quella sì,
parla.
L’uomo
non sopporta
di non essere amato.
Non accetta
di essere solo polvere pensante
gettata nel caso.
Ogni volta che ama,
che perdona,
che spera
contro ogni evidenza,
si comporta
come se il mondo
avesse un cuore.
E se devo scegliere
dove stare,
sto con chi cerca ancora.
Con chi preferisce
il rischio del mistero
alla sterile sicurezza del cinismo.
Con chi ama la verità
più del bisogno di averla subito.
Con chi non teme il dubbio,
finché non diventa resa.
L’uomo è troppo più profondo
dei suoi atomi.
Troppo più libero
della sua chimica.
Troppo ferito,
troppo grande,
troppo luminoso
e troppo fragile
per bastare
a spiegarsi da solo.
Questa
non è una prova.
È un sentiero.
E i sentieri,
quasi sempre,
portano da qualche parte.
Forse
verso Qualcuno.